Siamo difensori degli animali, non difensori della scienza
martedì, 16 luglio 2013
Perché nel dibattito sulla sperimentazione animale gli animalisti dovrebbero parlare di etica e non di scienza

Tra la comunità animalista sono molto diffuse le critiche di antiscientificità alla sperimentazione su animali (SA). Slogan come «la vivisezione è una frode scientifica» e altri simili sono molto frequenti nei messaggi proliferanti sui social network e negli striscioni esibiti durante le manifestazioni. Alcuni animalisti avanzano anche più ricche argomentazioni per dimostrare l’inattendibilità della SA. Io stesso molte volte in passato mi sono lanciato in questo genere di discussioni tra i vari meandri della Rete e per un certo periodo sono stato persino moderatore di un forum sulla SA, continuando con insistenza a sostenere l’antiscientificità di questa pratica.
Oggi però evito con fermezza l’accusa di antiscientificità. E non perché creda che la SA sia fondata su solide basi scientifiche e che ogni accusa su questo piano risulti ingiustificata. Sia chiaro che l’argomento critico-scientifico è di grande utilità per l’abolizione della SA: per molti l’accettabilità di tale pratica è promossa, oltre che da più persuasive convinzioni etiche, anche dalla radicata credenza di una sua effettiva utilità e indispensabilità per il cosiddetto progresso scientifico, pertanto l’uso dell’argomento critico-scientifico risulta decisamente indispensabile in quanto in grado di abbattere un evidente ostacolo all’abolizione della SA.
Tuttavia ritengo che l’accusa di antiscientificità sia un argomento debole quando usato da noi animalisti e si riveli estremamente controproducente per la nostra posizione e la nostra causa. Come altri argomenti indiretti simili usati da una parte della propaganda animalista, anche l’argomento critico-scientifico presenta, a mio avviso, tre problemi principali:
1) Viene usato un linguaggio che accetta, approva e favorisce la condizione dell’animale quale oggetto ad uso umano: Quando l’attivista discute del problema dell’antiscientificità della SA, inevitabilmente finisce per parlare dell’animale come di un oggetto, nello specifico come di uno strumento da laboratorio, e ogni considerazione sulla sua specificità di essere senziente e individuo complesso viene in questo contesto del tutto ignorata.
2) Si comunica che la sola tragedia dell’individuo animale non è di per sè motivo sufficiente per l’abolizione dello sfruttamento degli animali: Dibattere sulla validità della SA implica che se il metodo sperimentale fosse effettivamente valido, l’abuso sull’animale diventerebbe allora legittimo. Ma, come difensori degli animali, dovremmo invece comunicare che l’accettabilità della SA non può essere giustificata da nessun valore specistico che possa essere assegnato all’abuso sull’animale.
3) Si sposta l’attenzione dalla tragedia dell’animale a problemi di altra natura: Quando un attivista si impegna in una discussione sull’antiscientificità della SA, si sposta l’attenzione dall’abuso sull’animale al dibattito scientifico del suo uso in laboratorio. Tutto il discorso si concentra su logiche scientifiche, studi, dati, ecc., e inevitabilmente si finisce per perdere di vista il problema etico della questione, ovvero l’assoluta violazione dei diritti basilari individuali alla libertà, alla serenità e alla vita che sistematicamente avviene nei laboratori.
In collegamento al terzo punto, inoltre, usare l’argomento critico-scientifico in un dibattito indebolisce irrimediabilmente la nostra posizione. Gli attivisti che usano questo argomento sono per lo più persone che, come è normale aspettarsi (e come il sottoscritto), non hanno alcuna preparazione specifica in scienze biomediche o che, al limite, possono aver letto qualche libro divulgativo di critica scientifica alla SA, del tutto insufficiente però a fornire nozioni precise ed esaustive su una materia così vasta e complessa.
Ne consegue che l’attivista si trova nella scomoda posizione di sostenere un punto di vista su un argomento che conosce poco o nulla con qualche fanatico della SA che, di norma, ha frequentato o sta frequentando corsi universitari di medicina e scienze affini, in possesso dunque di una conoscenza scientifica di gran lunga superiore e che, in virtù di ciò, può far sfoggio di una dialettica sicura e convincente. Per qualsiasi affermazione l’attivista faccia, anche se scientificamente legittima, non sarà certo difficile per il fanatico della SA trovare le parole giuste per contraddirlo (e spesso per ridicolizzarlo apertamente), dal momento che si muove in un campo che ben conosce.
La campagna propagandistica portata avanti dai pro-SA, in cui insistentemente denunciano l’ “ignoranza” degli animalisti nelle loro accuse di antiscientificità della SA, dovrebbe far riflettere gli attivisti dediti a questo tipo di critica. Sebbene sentirsi definiti come individui ignoranti lede la propria dignità personale, bisogna riconoscere che questa accusa non è immotivata. Il termine ignorante infatti designa colui «che non conosce una determinata materia, che è in tutto o in parte digiuno di un determinato complesso di nozioni» [1]. Personalmente, essendo completamente ignorante del gioco del calcio, credo sia saggio evitare di dibattere con un appassionato tifoso se il rigore che invoca per la sua squadra sia opportuno o meno. Figuriamoci se sia mia intenzione arrischiarmi a parlare di neuroscienza, bioingegneria, biologia molecolare…
Se siamo persone mature, dovremmo essere in grado di mettere da parte i nostri sentimenti feriti e guardare costruttivamente all’accusa di ignoranza che ci viene mossa. Fintanto che continueremo a sostenere l’antiscientificità della SA, forniremo il necessario materiale alla propaganda diffamatoria dei pro-SA per presentarci al pubblico come un gruppo di individui ignoranti e mossi solo da sentimenti di irrazionale emotività. Al tempo stesso, i pro-SA avranno in tal modo l’occasione per replicare e muoversi sul più rassicurante piano scientifico ed evitare la spinosa questione etica della SA: una situazione assolutamente ottimale per loro. La ricerca di una condotta più efficace ci suggerisce pertanto che abbandonare le accuse di antiscientificità comporterebbe molti vantaggi per la nostra posizione e la nostra causa.
Per tutti questi motivi, credo che, come attivisti, dovremmo fermamente evitare l’uso dell’argomento critico-scientifico, limitandoci piuttosto a sostenere quelle realtà (associazioni di medici e di ricerca e medici conferenzieri) più adatte alla diffusione di questo aspetto della SA e certamente più competenti e credibili. Come attivisti per gli animali e in considerazione dell’effettiva supremazia delle convinzioni etiche nel supporto del pubblico alla SA (negli esperimenti vengono usati animali e non esseri umani solo in base a considerazioni etiche e non scientifiche, in quanto al contrario queste ultime esigerebbero proprio l’uso di esseri umani), dovremmo impegnarci in una chiara condanna della pratica sperimentale in quanto causa di prigionia, sofferenza e morte degli animali e non perchè inattendibile sul piano scientifico.
L’argomento etico è non solo più coerente con i nostri intimi valori ma, al contrario dell’argomento critico-scientifico, nel dibattito con i pro-SA ci pone in una posizione decisamente più favorevole, poiché la SA, da questo punto di vista, è assolutamenteindifendibile. Nella loro vuota e imbarazzante difesa dell’inverosimile legittimità etica della pratica sperimentale, i pro-SA ricorrono a una retorica debole e ripetitiva, basata su incoerenti pregiudizi radicati e dalla logica irrazionale e sconclusionata.
In queste situazioni, per svincolarsi da questa scomoda posizione, i pro-SA tentano ripetutamente di indirizzare la discussione sul campo a loro più familiare delle scienze biomediche: occorre allora riportare con poche parole il discorso sul giusto binario etico. Ad esempio, si potrebbe semplicemente replicare: «Non sono d’accordo. So che ci sono studenti di medicina, medici e studiosi, nonché associazioni di medici e di ricerca, che criticano la SA, e sono stati pubblicati anche diversi studi critici, ma non mi interessa. Io sto parlando di un altro problema: quale diritto abbiamo di sfruttare esseri senzienti non umani?».
Giuliano, uno degli attivisti di Fermare Green Hill, in un’intervista rilasciata poco dopo la storica occupazione dell’Università degli Studi di Milano del 20 aprile scorso, ha affermato:
Noi [di Fermare Green Hill] non parliamo del punto di vista scientifico, anche perché nessuno di noi è laureato in materie scientifiche. A queste domande lasciamo rispondere gli esperti, laureati che hanno molta più credibilità di noi. Noi diciamo che nessun essere vivente deve essere trattato come schiavo per il bene dell’uomo. Non c’è una specie superiore. […] Il dovere della scienza è trovare un metodo alternativo. Non è una cosa che ci riguarda, noi siamo persone evidentemente più sensibili, proviamo più empatia per la sofferenza degli esseri viventi, per i più deboli, anche per gli umani [2].
Specularmente, Manuela Cassotta, biologa, nell’articolo Quando l’antivivisezionismo (pseudo)scientifico affonda la causa, avvisa:
Lecito e sacrosanto opporsi alla SA […] in tutte le sue forme su basi etiche, ideologiche, ecc. Quello che invece non si dovrebbe fare è tirare in ballo la scienza a sproposito e senza averne le competenze. […] Così si finisce soltanto per creare confusione tra scienza e animalismo e alimentare il solito copione che esiste già da anni e che non aiuta di certo la causa: animalisti spinti dall’emotività da una parte e scienziati saggi e razionali dall’altra. [Così] si rischia di demolire tutto il lavoro di chi, all’interno della comunità scientifica, si impegna nel mettere in discussione la pratica, laddove vi siano i fondamenti e i presupposti reali per farlo.
Abbandonare le accuse di antiscientificità comporterebbe molti vantaggi per la nostra posizione e la nostra causa. Cerchiamo allora di produrre comportamenti più efficaci. Noi siamo difensori degli animali e abbiamo già un arduo compito da realizzare: quello di un mondo dove tutti gli esseri senzienti non umani siano riconosciuti degni di rispetto. Lasciamo la difesa della scienza a chi davvero conosce la scienza.
Riccardo B.
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Immagine di apertura: Fermare Green Hill
Note:
1. Treccani.it: Ignorante.
2. VICE, Occupare i laboratori serve a qualcosa?
1. Treccani.it: Ignorante.
2. VICE, Occupare i laboratori serve a qualcosa?
16 luglio 2013 - 18:19
Io non dico che non debbano parlarne i veri esperti, lascio volentieri a loro il dibattito sotto il profilo scientifico, dico però che noi attivisti per la liberazione animale dovremmo concentrarci esclusivamente sul piano etico. Infatti a me non interessa nemmeno sapere se la SA sia utile o inutile, la ritengo inaccettabile a prescindere.
Ti ho condiviso su FB. :-)
17 luglio 2013 - 01:07
17 luglio 2013 - 05:48
COMPLETAMENTE IN DISACCORDO!!
Sono vegan per etica, ma sono contro la vivisezione sopratutto per amore della verità, e della ricerca “utile”.
La vivisezione non solo è un orrore, ma è anche un ERRORE scientifico.
Se nel mondo si parla solo di etica, riferito agli animali,
MA non si mette in chiaro che questo è sopratutto un metodo non UTILE, allora non si sconfiggerà mai, perchè ci sarà sempre chi troverà la scusa del “è un male necessario”.
Invece no, non è necessario, anzi, è dannoso per la stessa ricerca medica. Quindi non passiamo solo per ” stupidi sentimentali”, dobbiamo passare come persone informate e consapevoli! o sono a favore della scienza e della ricerca medica, ma non sono a favore di metodiche aberranti e sopratutto inutili proprio dal punto di vista scientifico!!
17 luglio 2013 - 06:23
17 luglio 2013 - 06:32
IL DOVERE DI OGNI PERSONA DOTATA DI INTELLETTO E’ QUELLO DI INFORMARSI, DOCUMENTARSI, ED ESSERE PRONTI a sostenere una causa anche e sopratutto con l’ausilio di nozioni scientifiche e non di dogmi di fede!
17 luglio 2013 - 14:04
Cara Morgana, affermare che si debba combattere la SA perché inutile sottointende infatti che se un minimo di utilità ce l’avesse allora tu la riterresti giusta?
Non credi che già il solo tirare in ballo termini come utilità e non utilità porti ancora e sempre a considerare gli animali in un’accezione meramente utilitarista appunto e non come quegli esseri senzienti meritevoli di rispetto a prescindere e pienamente soggetti di una vita,quali, effettivamente sono?
17 luglio 2013 - 14:55
ciao, guarda, io la penso proprio come te, ma come ho scritto nell’articolo, semplicemente credo che, come animalisti, parlare della critica scientifica sia un messaggio sbagliato e deleterio per la causa animalista, e debole per la nostra posizione, perchè per quanto io possa leggere, informarmi, documentarmi, non avrò mai le conoscenze di un fanatico della SA con laurea in medicina. Come ha scritto sopra Anna credo sia molto più utile limitarsi a citare/linkare chi si occupa della critica scientifica in maniera argomentata. Poi che i dotti illuminati razionali saggi della SA ne discutessero con loro.
18 luglio 2013 - 09:19