martedì 27 agosto 2013
vivisezione
Non occorre alcun talento, non la minima intelligenza per interferire brutalmente con le funzioni biologiche di un animale estirpandogli gli organi, bloccandogli gli sbocchi naturali ecc., e poi annotare che cosa succede.
I ricercatori raccolgono un mucchio di simili nozioni, compilano un'infinità di statistiche, ma non capiscono niente, perché a furia di collezionare dati di fatto i loro poteri intellettivi e intuitivi ammesso che un tempo li abbiano posseduti si sono addormentati, anchilosati, come verrà ancora ampiamente dimostrato.
Scegliamo a caso uno dei tanti problemi che si è tentato di risolvere con la vivisezione:
«Allo stato normale la compressione di uno o di entrambi i bulbi oculari determina un rallentamento del polso...
Questo sintomo ha aperto un campo vasto alla vivisezione.
Si è giunti in tali esperimenti, a mezzo di compressione, a schiacciare gli occhi dei cani per studiare questo
riflesso.
Gli sperimentatori constatarono che il cuore rallentava... per la morte dell'animale». (Da
La sperimentazione sugli animali del dott. Gennaro Ciaburri, 2a ed. 1956, p. 132).
Che i divertimenti vivisezionisti non fanno altro che dare una misura della stupidità umana lo ha affermato anche Erwin Liek, il notissimo medico di Danzica e Berlino che praticò la
professione per quattro decenni e pubblicò varie opere mediche.
Di lui dice la più importante enciclopedia tedesca, Der Grosse Brockhaus (ed. 1970), che «perorava un arte medica di alto
livello etico e che tenesse conto della psiche del paziente»
«Ancora un esempio che la sperimentazione animale a volte non riesce a rispondere nemmeno alle domande più semplici. Conosco due dei più autorevoli ricercatori tedeschi, Friedberger dell'Istituto Kaiser Wilhelm per le Ricerche Nutritive e il prof. Scheunert dell'Istituto di Fisiologia Animale di Lipsia.
Entrambi hanno voluto appurare la semplicissima questione se sia più utile una dieta a base di uova cotte o crude... Vennero impiegati i medesimi animali: ratti
dell'età di 28 giorni...
Risultato:
durante il periodo di osservazione di oltre tre mesi, gli animali di Friedberger prosperarono con una dieta di uova crude, mentre gli animali da controllo, nutriti con uova cotte, deperirono, persero il pelo, lacrimavano, alcuni morirono dopo grandi sofferenze.
Da Scheunert vidi gli identici esperimenti, ma il risultato fu diametralmente opposto: ingrossarono i mangiatori di uova cotte, deperirono gli altri...» (Da Gedanken eines Arztes, ed. Oswald Arnold, Berlino, 1949, p. 160.)
Ma la prova definitiva che la ricerca sperimentale è vana su creature viventi la si ebbe in Germania durante la seconda guerra mondiale.
Le decine di migliaia di esperimenti compiuti dai 200 medici tedeschi sui prigionieri dei Lager, che presumibilmente rappresentavano un "materiale" biologico ben più attendibile di qualsiasi animale, non ottennero il minimo risultato pratico, non avanzarono la scienza medica di un sol passo, non portarono alla scoperta di un solo farmaco, di una sola nuova tecnica operatoria; rappresentarono insomma uno spreco totale di "attività di ricerca" da parte dei cosiddetti "scienziati" che però non erano aguzzini delle SS, bensì medici praticanti e un mare di sofferenze per le vittime.
Ma portarono alla riprova di quanto sia assurdo nella ricerca
medica il metodo sperimentale.
Ecco un esempio:
Il maresciallo Göring voleva sapere quanto tempo gli aviatori potessero sopravvivere nell'acqua gelida; così vennero tenuti immersi numerosi prigionieri: per scoprire che il periodo di sopravvivenza era variabile, potendo andare da pochi minuti a molte ore.
Fatto già noto, non solo, ma anche facilmente intuibile da chiunque fosse stato capace di ragionare umanamenteanziché meccanicisticamente.
Persino le fratture causate dal martello dello sperimentatore si dimostrarono dissimili, sia nell'aspetto che nel modo di reagire, dalle fratture provenienti da incidenti involontari; tanto più dissimili sono le malattie spontanee da quelle inflitte deliberatamente da sperimentatori incalliti.
Prendiamo il caso dell'artrite. Malattia degenerativa già presente nell'uomo primordiale, l'artrite è un'infiammazione dolorosa delle articolazioni, nelle quali provoca lesioni e distruzione delle cartilagini.
Di tale malattia non si conoscono le cause né la cura, tuttavia l'industria farmaceutica continua a sfornare prodotti "antiartritici", semplici palliativi che si limitano a ridurre i sintomi, ossia mascherano per qualche tempo i dolori, mentre causano danni ben più gravi della malattia che pretendono di curare: danni al fegato, ai reni, al cuore ecc.
Intanto, per i loro vari esperimenti sull'artritismo, i ricercatori ricorrono a numerosi animali, danneggiandone artificialmente le articolazioni, per via chimica e per via traumatica;come se una lesione inferta di proposito equivalesse a una lesione che insorge spontaneamente, come accade nell'artrite.
Dunque anche in questo campo non sarà violentando animali e nemmeno violentando esseri umani, come si fece nei Lager nazisti che si riuscirà a risolvere il problema, sempre che quello dell'artritismo sia risolvibile.
Ancora più assurdi sono gli esperimenti che si pretende di fare sul cervello degli animali, come se si trattasse di cervello umano.
Vedi il Capitolo: La Ricerca Sperimentale (Pag. 12)
Dal libro: Imperatrice Nuda (1976) -
di Hans Ruesch.
Scaricatelo gratuitamente in pdf cliccando qui sotto:
- http://www.hansruesch.net/articoli/Imperatrice%20Nuda%20(1976).pdf
Scaricabile anche da questo link:
- http://www.dmi.unipg.it/~mamone/sci-dem/nuocontri_1/ruesch_IN.pdf
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